Oggi voglio parlare di un argomento un po’ particolare, che sicuramente farà molto discutere. Un lettore mi scrive che dell’open-source si parla sempre in termini molto positivi; in realtà, però, scrive lui, qualche svantaggio dovrà pure averlo, eppure non se ne parla mai. Allora, prendendo spunto dalla sua lettera, affrontiamo il tema degli svantaggi dell’open-source, visti soprattutto dal lato economico.
Secondo questo filone di pensiero, tra l’altro condiviso da molti programmatori, primo fattore negativo dell’open-source sarebbe uno scarso ritorno economico per le aziende software. In particolare, questo ha come conseguenza i bassi salari, gli scarsi investimenti nell’innovazione e in generale una competizione sul prezzo e una gara al ribasso sul programmatore; il tutto a discapito della qualità. C’è poi una mancanza di una vera rete di assistenza per i prodotti e l’assenza di garanzia sull’utilizzo: per la serie, “che ve ne fate del codice aperto se nessuno ci sa mettere le mani?“.
Nel software open-source ci sarebbe poi una scarsa innovazione: non c’è la selezione naturale dove solo i migliori vanno avanti e quindi non c’è stimolo ad innovare. Ci sarebbero poi i rischi dell’”effetto discount“: si risparmia, spiegano, sugli strumenti a tutti i costi, e fossilizzandosi “si va verso software peggiori e scadenti solo per risparmiare pochi spiccioli in confronto a giornate di lavoro ben più costose”.
“È bene saperlo”, così si conclude la lettera. “Il sistema operativo può anche essere gratis, ma da solo non fa niente. Risparmiare con OpenOffice si può, ma se poi non mi funziona la stampa unione si è presa una sonora fregatura. Il software non è un costo, è un investimento, è il solo investimento che chi offre servizi può fare oggi“. Insomma una vera lettera di protesta da parte dei programmatori nei confronti di un mondo, quello dell’open-source, che ha tanti lati positivi ma probabilmente ne ha anche tanti negativi. Che ne pensate? Mi piacerebbe avere un vostro commento in merito.
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