Dopo quello francese, anche il Parlamento italiano ha deciso di aprirsi all’open-source. L’Aula di Montecitorio ha approvato un ordine del giorno presentato dai deputati Pietro Folena e Franco Grillini per far sì che nei computer del Parlamento (per adesso, a dire il vero, solo in quelli della Camera) vengano installate distribuzioni di Linux al posto del “classico” Windows con pacchetto Office. La migrazione interesserà circa 3500 computer pubblici tra desktop e server; ogni deputato, inoltre, potrà scegliere di cambiare anche il sistema operativo del proprio computer portatile.
Tra gli aspetti che hanno portato i deputati ad approvare la proposta, innanzitutto il risparmio economico (calcolato in circa 3 milioni di euro l’anno), ma poi anche l’indipendenza e la libertà tecnologica, abbandonando così software considerato da molti “monopolistico” (che male si sposa, in effetti, con la democrazia del Parlamento).
Ovviamente c’è anche una ragione “tecnica”: Linux è considerato molto più sicuro di Windows, soprattutto in un ambiente di lavoro in cui circolano moltissimi documenti riservati.
A quanto riferiscono i colleghi di The Inquirer, la distribuzione scelta sarà SuSE Linux.
Non è tutto: nella stessa riunione è stato dato il via libera al collegamento wi-fi a internet da alcune zone di Montecitorio: il Transatlantico, la buvette, l’emeroteca, il giardino d’onore e i salottini laterali al cortile.
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