È stato estremamente interessante per me, così “patito” di questa materia, leggere gli “insegnamenti e i richiami alla cura per la qualità con cui si devono realizzare i giornali” scritti da Arrigo Benedetti, storico fondatore e direttore dell’Europeo e dell’Espresso. Regole fondamentali per la nostra professione che sempre più vengono dimenticate, non vengono insegnate nelle scuole e sono considerate “roba da maniaci”. Ne trascrivo alcune dopo averle lette da Marco Pratellesi.
Non me ne vogliano i colleghi di Repubblica – con i quali ho avuto la fortuna di poter lavorare alcuni anni e da cui ho imparato tantissimo – che da sempre fanno riferimento al manuale di stile interno “Citati-Arletti”. Bene, alcune regole non corrispondono.
– Dovranno essere composti in corpo 8 jonic tutti i testi della prima pagina, della quarta, dei supplementi, delle pagine speciali; la nota politica, il capocronaca, i servizi degli inviati speciali, le corrispondenze di maggior rilievo. Tutto il resto del giornale sarà composto in c. 7 jonic. Il c. 10 jonic chiaro e l’8 permanent potranno essere usati soltanto per note a doppia giustezza. Il corsivo è abolito in ogni caso
– Nei titoli si dovranno evitare le virgole e i punti interrogativi e esclamativi. Dopo i due punti, segue la minuscola. In una pagina si può fare solo un titolo con i due punti
– Le virgolette non devono essere usate per alludere a un significato diverso da quello proprio della parola; si useranno, invece, per le frasi tratte da lingue straniere, per i titoli di giornali, libri, riviste, raccolte, per i termini tecnici di qualsiasi lingua. Le parole tra virgolette vanno sempre in tondo. Le parole straniere entrate nell’uso, come brain, trust, dossier, establishment, sport, film, reporter, derby, flirt, nurse, etc, vanno sempre tra virgolette e sempre al singolare
– Se si citano frasi tra virgolette, queste vanno poste all’inizio della citazione, all’inizio di ogni capoverso successivo e alla fine della citazione
– Nel discorso diretto, dopo i due punti e le virgolette segue la maiuscola
– Le sigle vanno tutte in maiuscolo (es. PCI e non Pci) e senza punti intermedi (es. ANSA e non A.N.S.A.)
– Nell’enumerare in un testo più argomenti non si scriva 1) 2) 3) ma 1. 2. 3. seguiti dalla minuscola e concludendo il testo dei singoli paragrafi con punto e virgola
– Po’ per poco si scrive con l’apostrofo, non con l’accento.
– Si scrive se stesso e non sé stesso.
– Si scrive della “Stampa”, sul “Trovatore”, della Spezia e non de “La Stampa”, su “Il Trovatore”, de La Spezia.
– Le maiuscole vanno usate in modo parsimonioso (nome e cognome, città, nazioni). Sono sempre da evitare quelle reverenziali, sia per gli enti pubblici che per i loro titolari. Uniche eccezioni la parola Repubblica, quando ci riferiamo alla repubblica italiana, Papa e Presidente quando non sono seguiti dal nome del papa o del presidente della Repubblica
– Ogni servizio deve curare l’unificazione di alcuni termini (per es. laborismo e non laburismo; Mao Tse-tung e non Mao Tse Tung; Teng Hsiao-ping e non Teng Hsiao Ping)
– Le congiunzioni ed e ad possono essere usate solo se collegano parole che cominciano rispettivamente per e e per a
– Non si usano i verbi inventati, come evidenziare, presenziare, potenziare, disattendere; o superflui come effettuare per fare, iniziare per cominciare; i francesismi come “a mio avviso”; le frasi fatte come madre snaturata, folle omicida, agghiacciante episodio, in preda ai fumi dell’alcool, i nodi da affrontare, nell’occhio del ciclone, l’apposita commissione; gli aggettivi che servono a caricare d’infamia chi non ne ha bisogno, come il criminale fascista, l’infame dittatore
Con preghiera di fare più giornalismo e meno ideologia.
Lascia un commento