Ricevo, e volentieri ripubblico, una lettera del matematico e “giocologo” Ennio Peres sulla nuova tecnica utilizzata per l’estrazione dei numeri del Superenalotto.
Come è noto, a partire dal concorso di giovedì 2 luglio 2009, la sestina vincente del Superenalotto, il numero Jolly e il numero Superstar non vengono più determinati, utilizzando i primi estratti di alcune ruote del Lotto, ma attraverso un’estrazione autonoma, gestita dalla Sisal. Questa azienda assicura che le nuove estrazioni sono realizzate con l’ausilio di modernissime macchine che garantiscono la massima sicurezza e l’assoluta trasparenza delle operazioni. È indiscutibile, però, che una procedura automatizzata di questo genere consente un controllo minore, da parte della gente comune, rispetto a quella precedente. Senza contare che è piuttosto semplice programmare un computer, in modo da spingerlo a pescare la sestina vincente, tra tutte quelle che non sono state giocate…
Personalmente, ho il forte sospetto che un tale cambiamento sia stato attuato per consentire ala Stato di pilotare più comodamente le estrazioni e, all’occorrenza, far crescere a dismisura la febbre da jackpot, in modo da riuscire a rimpinguare facilmente le esangui casse dell’erario.
D’altra parte, da un punto di vista matematico, la situazione che si è creata negli ultimi tempi è piuttosto anomala. È vero che, giocando una sola combinazione, la probabilità di pronosticare la sestina vincente è una su 622.614.630 (tutte le possibili sestine, ottenibili con 90 numeri); però, la probabilità che uno qualsiasi degli oltre 30 milioni di appassionati giocatori riesca a centrare la sestina vincente è enormemente più alta, essendo data dalla quantità delle diverse combinazioni giocate, diviso la totalità di quelle possibili. Siccome, ormai, ad ogni estrazione vengono giocate oltre cento milioni di diverse combinazioni, la probabilità che la sestina vincente venga indovinata da almeno un giocatore è uguale a circa 1/6; ovvero, è analoga a quella di ottenere un 6, lanciando un normale dado a sei facce.
Dal 2 luglio in poi, sono state effettuate una ventina di estrazioni, ma nessuno è riuscito ancora a cogliere la sestina vincente. Sarebbe come se non fosse mai uscito il 6, lanciando venti volte di seguito un dado da gioco. È possibile, ma piuttosto improbabile… Forse, apparirò troppo maligno; ma, come afferma il buon Giulio Andreotti (che di queste cose se ne intende…): «A pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina».
E, non di rado la realtà conferma le illazioni… Nel gennaio del 1999, ad esempio, si scoprì che il meccanismo delle estrazioni del Lotto sulla ruota di Milano era stato abilmente manipolato, per un periodo di almeno tre anni (dal 15 aprile 1995 all’11 aprile 1998), procurando vincite illecite per un ammontare di circa 200 miliardi. Il sistema usato più frequentemente consisteva nel rendere più lucida delle altre la superficie esterna di determinati bussolotti. Il bambino incaricato dell’estrazione, veniva opportunamente addestrato a riconoscerli, sbirciando sotto la benda, accuratamente lasciata lenta. In altre occasioni, invece, i bussolotti venivano congelati in un freezer, o riscaldati in un forno, in modo da poter essere riconosciuti al tatto, senza bisogno di agire anche sulla benda…
In ogni caso, è bene tener presente che un giro di denaro così vertiginoso, come quello che ruota intorno ai giochi a pronostico statali, finisce per indurre fortemente in tentazione qualsiasi persona, al di sopra di ogni sospetto, che si trovi nella condizione di poter alterare, a proprio vantaggio, l’esito di un determinato evento.
Come è noto, il premio previsto dal Superenalotto e da giochi analoghi, si riscuote esibendo semplicemente uno scontrino (tagliando, schedina, biglietto, ecc.) che attesti come una particolare puntata, formulata in tempo debito, coincida esattamente con il risultato ottenuto nell’estrazione a cui si riferisce. Truccare un documento del genere non è certo facile, ma neanche impossibile. D’altra parte, ciò che può risultare arduo per un delinquentello comune, non lo è certo per malfattori di più alto rango. In un passato piuttosto recente, per racimolare pochi miliardi di lire, la criminalità organizzata era costretta a effettuare dei rapimenti di persona, rischiando sanguinosi scontri a fuoco con le forze dell’ordine e, in ogni caso, esponendosi a condanne da ergastolo.
Non si può ragionevolmente escludere che essa non sia interessata ad accaparrarsi degli importi dell’ordine di decine e decine di milioni di euro, in maniera molto più tranquilla. Un funzionario o un gruppo di funzionari che decida di avvallare una vincita inesistente esisterà sempre, a prescindere da qualsiasi sistema di controllo informatico. E se non è facile corrompere degli onesti galantuomini, è sempre possibile intimorirli, minacciando di morte loro o dei loro parenti (armi di persuasione che certi spietati malviventi, non disdegnano di usare…). Sarà un caso, ma da una decina di anni, non vengono più effettuati sequestri di persona e, sempre da una decina d’anni, rimane puntualmente ignota l’identità dei fortunati vincitori del Superenalotto…
Verso la fine dell’Ottocento, il quotidiano l’Avanti si rifiutava di pubblicare i risultati delle estrazioni del Lotto. Dopo le lamentele dei lettori finalmente lo fece, ma attribuì alla nuova rubrica il titolo: La tassa sugli imbecilli. Io mi auguro che la grande massa di appassionati di giochi in denaro abbia un sussulto di dignità e organizzi una sorta di sciopero degli imbecilli, rifiutandosi di continuare a giocare, in attesa che vengano fornite maggiori garanzie sulla regolarità di svolgimento dei concorsi a pronostico gestiti dallo Stato e sulle misure prese, per evitare l’infiltrazione della mafia nella loro gestione.
Insomma: imbecilli sì; ma fessi no…
Ennio Peres
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