Daniele Semeraro

Giornalista

Roboze, dalla Puglia l’eccellenza mondiale delle stampanti 3D


Roboze, dalla Puglia l’eccellenza mondiale delle stampanti 3D

Abbiamo visitato l’azienda specializzata in stampanti ultraprecise e nell’utilizzo di super-materiali in grado di servire importanti clienti nei settori aerospaziale, dell’energia, della mobilità. Un’azienda che sta diventando uno dei punti di riferimento del settore in tutto il mondo

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Stampanti 3D ultraprecise, super-materiali e anche, aggiungiamo noi, super-clienti nei campi aerospaziale, dell’energia, della mobilità. Tutto questo è Roboze, azienda con sede a Bari che sta diventando uno dei riferimenti mondiali nel campo dell’innovazione e della manifattura. Oltre 120 dipendenti, sedi a Houston, Milano e Monaco di Baviera: abbiamo parlato con i dipendenti, visitato i reparti di produzione e incontrato il fondatore e amministratore delegato Alessio Lorusso.

Come nasce Roboze

“Roboze – ci racconta Lorusso – nasce da una passione di gioventù: ho costruito la mia prima stampante 3D a 17 anni e lì ho immaginato il futuro della produzione, ho visto la possibilità di produrre senza realizzare scarti, ho visto la possibilità di riportare la produzione dove si era persa, quindi in Europa e in America”. Lorusso, ci raccontano, ha iniziato a progettare, smontare e rimontare le sue prime macchine quando le stampanti 3D non erano moltissime nel mondo: le usavano gli appassionati, i cosiddetti maker, o i grandi marchi. L’idea di Lorusso è stata da subito geniale: ideare una stampante “pro-sumer”, professionale e consumer, che invece di usare delle cinghie di gomma come accadeva fino ad allora, usasse le tecnologie tipiche delle macchine a controllo numerico, cremagliera e pistone. Un’idea a cui nessuno aveva pensato e che si è poi rivelata geniale. Roboze si presenta sul mercato nel 2015 partecipando a fiere e intensificando l’attività di comunicazione e puntando su un materiale, il PEEK: un super-polimero tra i più completi al mondo per prestazioni, resistenza alle condizioni ambientali e agli elementi chimici che non ha bisogno di manutenzione e rappresenta una soluzione alternativa al metallo.

Cosa fa Roboze

Oggi Roboze ha sviluppato un ecosistema tecnologico per aiutare la manifattura tradizionale a produrre in modo diverso e più intelligente e scalabile, con meno sprechi e meno emissioni, per dare alle aziende la possibilità di costruire in casa piccole serie o prodotti unici. Roboze vende le stampanti ma anche i materiali, il know-how e l’infrastruttura tecnologica, in modo da far diventare le aziende indipendenti nella produzione. Al momento vi sono oltre 350 macchine installate in tutto il mondo ma il magazzino che abbiamo visitato era pieno di stampanti pronte e partire per ogni angolo del mondo. Roboze, ci racconta ancora Lorusso, aiuta le grandi imprese manifatturiere del mondo a produrre componenti per applicazioni anche estremamente critiche, con parti che volano in elicottero, parti di satelliti in orbita, parti installate su moto che corrono in MotoGP. Tra i clienti attuali dell’azienda pugliese figurano realtà come Ducati Corse, General Electrics, Airbus, Dallara, Leonardo Aerostrutture, Us Army, Mercedes, Iveco, solo per citare alcuni nomi famosi. “Abbiamo due competitor importanti, entrambi negli Stati Uniti – ci raccontano orgogliosi i dipendenti – ma noi stiamo settando dei veri e propri standard produttivi perché loro non hanno la stessa gamma di materiali che offriamo noi, che ci stiamo specializzando su materiali sempre più tecnici”. “Quello che facciamo – aggiunge ai nostri microfoni Lorusso – è aiutare i clienti a rimpiazzare i metalli in applicazioni estreme, riportando la produzione nel luogo di esigenza e utilizzando i materiali del futuro”. Le stampanti principali vendute al momento da Roboze sono la ARGO 350, ARGO 500 e ARGO 1000, che differiscono tra loro per la grandezza della base di stampa (da 350mm a 1 metro).

La stampa on demand

Il modello di business oltre a prevedere la vendita della macchina annovera anche un servizio di “Manifacturing as a Service”. Si tratta di un’idea nata durante la pandemia, quando le aziende hanno iniziato ad avere problemi di reperimento della componentistica, raccontano i dipendenti di Roboze. L’idea è stata dunque quella di creare un network in cloud con tutte le stampanti 3D Roboze presenti nel mondo dando così la possibilità a chiunque di sfruttare la rete, andando a creare il pezzo di cui ha bisogno quando ne ha bisogno, riducendo le spese di trasporto e le emissioni di CO2. Si prepara il file, lo si inserisce nel sistema, i tecnici di Roboze studiano la fattibilità e dopo l’ok mandano in stampa il pezzo nella sede scelta dal cliente, nel momento in cui la stampante non viene utilizzata.

Cosa c’è nel futuro di Roboze

La visione di Roboze è dunque quella di aiutare le aziende nella transizione digitale ma c’è di più, c’è anche la transizione ecologica. Dicevamo dei super-materiali e molti di questi sono plastiche riciclabili alla fine del ciclo di vita ma il futuro è la prossima generazione di materiali, i bio-polimeri: si tratta di plastiche che derivano al 100% dalla natura e che riescono ad avere le stesse performance meccaniche, termiche e chimiche delle plastiche che derivavano fino a ieri dal petrolio. Roboze ha in piedi anche progetti di Circular Economy, recuperando gli scarti dei clienti e rimettendoli in circolo per creare nuovi filamenti. Il futuro di Roboze al momento si chiama settore medicale e spaziale: “Crediamo – ci spiega Lorusso – che la nostra tecnologia possa avere un impatto significativo nella vita delle persone. Oggi tutti noi utilizziamo una medicina uguale per tutti ma più andremo avanti e più la medicina sarà personalizzata per l’individuo. Con la nostra tecnologia saremo in grado di produrre, ad esempio, protesi customizzate e democratiche. Stessa cosa per lo Spazio: crediamo di poter avere un impatto significativo per portare l’uomo su altri pianeti, la nostra tecnologia è un grado di produrre ovunque essa sia, e così stiamo lavorando anche sulla possibilità di produrre sugli altri pianeti utilizzando lì le risorse che troveremo”. Il cuore tecnologico dell’azienda è e resterà a Bari: qui sono nati, qui sono cresciuti e qui vogliono continuare a investire, e questo certamente fa onore al nostro Paese. “Noi – conclude Lorusso – cerchiamo tantissime figure ma a prescindere da questo cerchiamo menti veramente brillanti: quello che fa la differenza in un’azienda come la nostra è la curiosità. Abbiamo bisogno di ingegneri meccanici, informatici, elettronici, scienziati dei materiali, chimici, fisici, optoelettronici: ma di questi cerchiamo solo i più brillanti”.


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