Daniele Semeraro

Giornalista

“La casa di Ale”, abitazione tech e accessibile per superare le barriere


“La casa di Ale”, abitazione tech e accessibile per superare le barriere

Ideata dal papà di un bambino tetraplegico con l’aiuto di numerose aziende, l’abitazione permette ad Ale attraverso la tecnologia di muoversi agevolmente e gestire luci, tapparelle ed elettrodomestici. Una concept house per mettere in circolo le idee e trovare nuove soluzioni per la disabilità

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Questa è la storia di Ale, un bambino di 11 anni rimasto tetraplegico dopo una malattia virale, e del suo papà, Marco, che sta facendo di tutto per dare ad Ale autonomia e indipendenza in casa. Nascono così i progetti “Il volo di Ale”, per raccontare e condividere piccole e grandi esperienze quotidiane, e “La casa di Ale”, la nuova abitazione dove la famiglia si è trasferita, a Villa Guardia in provincia di Como, realizzata interamente per essere completamente accessibile e per permettere ad Ale indipendenza e autonomia.

Il progetto

Ad accoglierci è Marco Meroni, il papà di Ale, che ci racconta come è nata l’idea: “Dopo aver trovato un equilibrio fisico e la possibilità di frequentare regolarmente la scuola ci siamo concentrati sulla casa. Non è stato facile trovare l’abitazione adatta, cioè tutta su un piano e con un giardino intorno, ma quando l’abbiamo trovata l’abbiamo ristrutturata completamente, aiutati anche dalle idee che abbiamo trovato cercando in giro per il mondo grazie al web”. E così giorno dopo giorno il progetto di costruire una casa totalmente accessibile è diventato realtà, grazie al coinvolgimento di numerose aziende che hanno voluto dare il proprio contributo. Racconta Meroni che ha anche contattato designer internazionali con l’idea di costruire delle porte speciali e di reimmetterle poi sul mercato per aiutare le altre persone con disabilità.

Cosa troviamo nella casa di Ale

Ale, bambino vivace, sorridente e molto maturo per la sua età, con la carrozzina elettrica si muove agevolmente tra i corridoi di casa, mostrandoci entusiasta le tecnologie installate. Nella casa di Ale troviamo una porta-finestra d’ingresso completamente elettronica attivabile attraverso un’app mentre in ogni stanza è installato un assistente vocale Amazon Alexa che permette ad Ale di comandare la maggior parte degli elettrodomestici, aprire o chiudere tapparelle, zanzariere e finestre, gestire il condizionatore, accendere o spegnere le luci, attivare l’allarme (“Possibilità che per ora non gli ho dato – scherza papà Marco – altrimenti combinerebbe disastri”). All’interno della casa di Ale troviamo anche delle piccole (ma geniali) idee come un braccio robotico che aiuta Ale a mangiare realizzato con il Politecnico di Milano, il sensore nel lavandino (simile a quello dei ristoranti) per aprire l’acqua del rubinetto, un sollevatore a motore che permette di spostare il bambino più agevolmente dalla carrozzina da esterno a quella da interno o nell’ambito della casa da una stanza all’altra. Ma la tecnologia Ale la usa anche fuori casa: ha imparato, ad esempio, a pilotare un drone per visitare i luoghi più difficilmente accessibili, ed è allo studio una sorta di imbracatura che lo potrebbe aiutare nell’andare a pesca.

Una concept house per aiutare gli altri

La casa di Ale non è solo una casa in cui il bambino può vivere con più serenità e meno ostacoli: “È anche – ci spiega ancora Meroni – una concept house o un living lab, un laboratorio vivente che aziende o startup possono studiare per trovare nuove soluzioni per il mondo della disabilità. “Per me – ci racconta ancora il padre di Ale – questo è il futuro: condivisione e network, perché un’idea che puoi avere tu può servire a me o viceversa”.


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