Se approvato dal giudice, il concordato mette fine a una lunga querelle giudiziaria tra l’azienda di Cupertino e una serie di piccoli sviluppatori, che avevano chiesto più flessibilità soprattutto sulla politica dei prezzi e nella comunicazione con gli utenti
Cambiamenti in arrivo sull’App Store, il “negozio” virtuale di Apple da cui è possibile scaricare app e giochi, che solo lo scorso anno ha generato ricavi per oltre 640 miliardi di dollari, 544 miliardi di euro. Le novità – rivoluzionarie, le definisce Apple – se approvate in tribunale potranno mettere fine a una class action portata avanti dai piccoli sviluppatori statunitensi, che accusavano Apple di praticare commissioni troppo alte e di violare le normative antitrust. L’accordo, in particolare, dà il via libera alle piccole aziende, le startup e gli sviluppatori indipendenti che distribuiscono software per iPhone, iPad, Mac e così via di avere più libertà nel prezzo da imporre ai clienti per app, abbonamenti e acquisti all’interno delle app, e di poter condividere opzioni di acquisto con gli utenti al di fuori dell’app su iOS. Curiosità, la stessa corte che deve approvare questo accordo è la stessa che sta lavorando sulla “causa Fortnite”, la controversia tra Epic Games e Apple.
In cosa consiste l’accordo
L’accordo, che i giudici dovranno approvare nelle prossime settimane e che per alcuni punti sarà applicato non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo, prevede che i piccoli sviluppatori – coloro cioè che guadagnano meno di un milione di dollari l’anno – potranno continuare a beneficiare di una commissione ridotta e di una ricerca all’interno dell’App Store i cui risultati saranno ordinati, almeno per i prossimi tre anni, con criteri di qualità come il numero di download, le valutazioni degli utenti, la rilevanza. Altro punto molto importante è quello dei contatti con gli utenti: se l’accordo arriverà in porto gli sviluppatori potranno usare mezzi di comunicazione come l’e-mail per condividere informazioni sui metodi di pagamento anche al di fuori dell’app, una volta ricevuto il consenso degli utenti e a patto che da questi abbonamenti sia sempre possibile recedere. Un punto molto importante perché fino ad ora Apple non comunicava agli sviluppatori i contatti degli utenti, e questo poteva rappresentare un comportamento anti-competitivo. Cambia, lo dicevamo, anche la politica dei prezzi: Apple porterà i punti prezzo da circa 100 ad oltre 500, in modo da offrire maggiore scelta agli sviluppatori e ai clienti.
I processi di revisione e gli ultimi dati sull’App Store
Croce e delizia per gli sviluppatori – che è però anche un metodo per mantenere l’App Store “pulito” – è il processo di revisione delle app: Apple promette intanto che aiuterà gli sviluppatori, anche con istruzioni più “chiare”, a capire ancora meglio come funziona questo processo di revisione; inoltre ha accettato di creare un report annuale sulla trasparenza in cui verranno messe a disposizione, per tutto il mondo, statistiche sul processo di revisione tra cui il numero delle app rimosse dallo store, il numero di app rifiutate, il numero di clienti o sviluppatori “bannati”. Infine, ma solo per gli Stati Uniti, è previsto il lancio di un fondo per i aiutare i “piccoli” in un periodo difficile come quello della ripresa post-pandemia. Apple ricorda che la querelle giudiziaria – che ha visto oltre 50 deposizioni tra cui quella di Tim Cook – riguarda i piccoli sviluppatori che sono la stragrande maggioranza di tutti gli sviluppatori, ma le cui app a pagamento costituiscono solo il 15 per cento di tutte le app (l’altro 85 per cento è gratuito e gli sviluppatori non pagano commissioni). L’App Store al momento ospita circa 1,8 milioni di app sviluppate da 30 milioni di sviluppatori, di cui 180mila arrivati nel 2020, in 175 store in 40 lingue nel mondo, generando ricavi da vendite e fatturazioni per oltre 640 miliardi di dollari nel 2020.
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