Gli ultras di destra riconosciuti grazie alle telecamere dello stadio
Vari i reati ipotizzati, tra i quali l’istigazione alla discriminazione
Striscioni nazisti all’Olimpico
indagati sei tifosi della Roma
Con la vecchia legge rischiavano fino a 4 anni di reclusione
di DANIELE SEMERARO
ROMA – Sei tifosi della Roma sono indagati dalla magistratura per aver esposto, durante la partita Roma-Livorno del 29 gennaio, striscioni di carattere nazista.
I reati ipotizzati dai pm Elisabetta Ceniccola e Vittoria Bonfanti, al termine di una riunione con il procuratore Giovanni Ferrara e dopo aver valutato il rapporto presentato in mattinata dalla Digos, sono quelli di violazione della legge Reale (art. 3 della Legge 654/75, che punisce chiunque diffonda in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale) recepita poi dall’articolo 2 della legge Mancino del ’93 che, tra l’altro, “vieta l’accesso ai luoghi dove si svolgono competizioni agonistiche alle persone che vi si recano con emblemi o simboli che richiamino l’odio razziale”.
I magistrati, inoltre, hanno anche contestato agli indagati di aver agito a volto coperto.
L’identificazione degli ultras da parte della Digos è stata possibile grazie alle telecamere a circuito chiuso, alle riprese televisive e al lavoro degli agenti infiltrati nella curva giallorossa.
I reati prevedono la reclusione fino a quattro anni. La pena, però, sarà diminuita non appena entrerà in vigore la legge (già approvata in Parlamento e in attesa di pubblicazione) che andrà a modificare il codice penale in materia di reati di opinione, e che punisce “con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a seimila euro chi propaga idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.
(6 febbraio 2006)
(Nella foto: Uno degli striscioni esposti all’Olimpico durante la partita del 29 gennaio scorso)
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