Lo studio italiano, pubblicato su una rivista Usa, rivela
che la mummia ritrovata su un ghiacciaio non poteva avere figli
“L’uomo dei ghiacci era sterile
E forse lo avevano emarginato”
di DANIELE SEMERARO
BOLZANO – Oetzi, l’uomo dei ghiacci, era sterile. È questo il risultato clamoroso di un esame del Dna effettuato sulla mummia ritrovata quindici anni fa su un ghiacciaio dell’Alto Adige. I risultati della ricerca sono stati pubblicati nell’ultimo numero della rivista “American Journal of Physical Anthropology”.
Dopo tre anni di indagini sul patrimonio genetico della mummia è stato scoperto che i suoi spermatozoi avevano una ridotta mobilità. La diagnosi, arrivata cinquemila anni dopo la sua morte, è stata effettuata da Franco Rollo, docente di antropologia dell’università di Camerino e esperto di Dna antico. Lo studio, così, smentisce anche la tesi romantico-patriottica secondo cui Oetzi sia il progenitore di tutti i tirolesi. “Sembra così inaspettatamente riprendere corpo – hanno spiegato i ricercatori – un’ipotesi controversa che lo scomparso professore Konrdad Splinder aveva formulato nei primi anni Novanta: quella che vedeva in Oetzi un solitario, addirittura un reietto della comunità”.
Il professor Rollo e il suo team, composto da ricercatori degli atenei di Camerino e Bologna, sono stati in grado di identificare in maniera definitiva il Dna mitocondriale originale del pastore-cacciatore della prima età del rame. “Questi risultati – hanno spiegato – permettono di inserire con precisione l’uomo venuto dal ghiaccio tra i nove diversi sottogruppi etnici in cui si divide la popolazione d’Europa”. I parenti più prossimi di Oetzi sono gli abitanti dell’Oetzal, una vallata del Tirolo austriaco al confine con l’Alto Adige. È stata proprio quella, infatti, la zona nella quale la mummia è stata ritrovata quindici anni fa, ad aver dato il nome ad Oetzi.
“È interessante paragonare questo risultato con lo studio condotto da Wolfgang Mueller nel 2003 sullo smalto dentale dell’uomo venuto dal ghiaccio – ha spiegato Rollo -. Com’è noto le sue analisi, di tipo geochimico, hanno permesso di evidenziare che Oetzi trascorse gran parte della sua vita nei territori a sud delle Alpi. Lo studio – spiega ancora il docente dell’università di Camerino – ha permesso inoltre di identificare alcune mutazioni nel Dna mitocondriale della mummia, note per essere collegate a patologie. Sebbene l’ipotesi che Oetzi potesse essere affetto da una forma di sterilità non sia direttamente dimostrabile con i dati a disposizione dei ricercatori, il risultato apre comunque il campo ad interessanti speculazioni sulla posizione dell’uomo venuto dal ghiaccio all’interno del suo gruppo sociale e permette, addirittura, di prefigurare un nuovo scenario attorno agli eventi che portarono alla sua tragica fine”.
Tutta la ricerca è stata condotta a partire da minutissimi campioni raccolti in occasione dello scongelamento totale della mummia, eseguito nel 2000: “Ciò – spiega Rollo – dimostra chiaramente che le conoscenze su questo reperto straordinario della preistoria umana possono avanzare anche senza ulteriori interventi che, anche se in minima misura, potrebbero arrecare danno al corpo”.
(3 febbraio 2006)
(Nella foto: Oetzi)
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