L’indagine Almalaurea su 159mila ragazzi traccia il profilo della popolazione studentesca
Gli interessi maggiori restano la sicurezza contrattuale, la carriera e il guadagno
Università, identikit della matricola
venti su cento lasciano al primo anno
Boom di contatti sul sito Repubblica.it per il questionario di autorientamento: sfiorata quota 200mila
di DANIELE SEMERARO
ROMA – Su cento studenti che s’iscrivono al primo anno di università, la maggior parte è interessata alla sicurezza contrattuale più che all’indipendenza e alla flessibilità nel mercato del lavoro ed ha una propensione per statistica, ingegneria e economia. Peccato che poi venti, di questi cento, abbandonino i libri prima del secondo anno. Sono alcuni dei risultati che emergono da uno studio condotto dal consorzio interuniversitario AlmaLaurea su un campione di oltre 159mila studenti e che verranno discussi domani, martedì 5 dicembre, presso l’aula magna della facoltà di Economia dell’Università di Bologna in un convegno dal titolo “Costruire il futuro: l’orientamento alla scelta degli studi universitari”.
“L’ingresso in università – spiega il direttore di AlmaLaurea, Andrea Cammelli – spesso disorienta la giovane matricola. La recente riforma degli orientamenti didattici universitari ha rappresentato un ulteriore elemento di incertezza in virtù della moltiplicazione dei corsi di studio introdotti. Anche se la riforma ha contribuito a ridurre gli abbandoni, purtroppo oltre venti matricole su cento si ritirano dopo il primo anno: un costo sociale, familiare e personale davvero troppo elevato”.
Secondo le stime di AlmaLaurea, il maggior numero di abbandoni, con quasi il 27 per cento di studenti del primo anno che non s’iscrivono a quello successivo, si verifica nell’ambito geo-biologico. A seguire, quello scientifico (23,8 per cento) e giuridico (23,1 per cento). Record positivo, invece, per l’ambito psicologico: solo il 9,8 per cento non prosegue oltre il primo anno.
Grazie al boom di contatti del test di autorientamento realizzato da AlmaLaurea in collaborazione con il nostro sito (il questionario è stato compilato da quasi duecentomila studenti con una media di 1200 persone al giorno e più di un milione di pagine visitate), il consorzio, avvalendosi di alcuni psicologi, è riuscito a stilare un’indagine sui desideri e i profili dei ragazzi che si sono iscritti a settembre, o che si iscriveranno l’anno prossimo, a un corso di studi universitario.
All’interno del test erano presenti domande sul funzionamento del sistema accademico e quesiti che permettevano ai giovani di valutare le proprie attitudini e capacità di studio e di conoscere gli sbocchi occupazionali alla luce delle scelte compiute da laureati in anni precedenti.
Alla fine del test, per ogni studente è stato possibile tracciare un profilo personalizzato più o meno distante da uno dei dieci profili base, divisi per lavoro svolto e percorso formativo scelto. Per raffigurare le varie tipologie sono stati scelti degli “animaletti”, ognuno con caratteristiche diverse: dal “lupo d’appartamento” al “leone rampante”, dalla “formica ambiziosa” al “gatto sornione”.
“In linea di massima – spiegano gli psicologi – chi esprime competenze ‘elevate’ in merito a uno dei profili, tende a distinguersi positivamente anche negli altri. È particolarmente forte, ad esempio, l’associazione tra la focalizzazione degli obiettivi e l’efficacia del metodo di studio. In secondo luogo, la consapevolezza delle proprie preferenze e interessi esprime un legame debole con le altre competenze e gode di una certa autonomia rispetto ad esse”.
Entrando in particolare nel merito delle risposte relative alle aspirazioni e ai valori degli studenti spicca, ad esempio, che la maggior parte dei ragazzi (il 70 per cento) ha una forte consapevolezza delle proprie preferenze e interessi; ancora, il 66 per cento dà un valore elevato alla formazione, contro il 29 per cento che ne dà un valore medio e una piccola parte (5 per cento) che pensa che essa non sia fondamentale per assicurarsi un futuro. La stragrande maggioranza, inoltre, è disponibile nei confronti delle novità. Risultati diversi, invece, sulla capacità di affrontare gli imprevisti: si sentono sicuri solo 40 ragazzi su 100.
L’analisi di queste competenze trasversali, spiegano da AlmaLaurea, ha permesso di individuare cinque gruppi distinti e stabili di giovani: il primo gruppo è quello degli eccellenti, che incidono del 22 per cento sul totale. La maggior parte di essi proviene dal liceo classico, è di sesso femminile, risiede al Sud ed è relativamente giovane. I ragazzi di questo gruppo hanno manifestato un livello di conoscenza del sistema universitario e del mercato del lavoro relativamente elevato.
Il secondo gruppo è quello degli “ottimi un po’ mediani”, che incidono per il 16 per cento e si caratterizzano per le elevate competenze in merito al metodo di studio, alla focalizzazione sugli obiettivi e ai risultati scolastici, per una relativamente scarsa consapevolezza delle proprie preferenze e interessi per il futuro formativo e professionale e per un profilo intermedio per quanto riguarda l’apertura al nuovo. Hanno maggiore probabilità di provenire da un liceo scientifico, di essere di sesso femminile e vivere al nord.
Ci sono poi i “medi operativi”, categoria in cui ricade la maggioranza degli studenti italiani: si distinguono per le elevate competenze in merito alla disponibilità al nuovo, per i risultati scolastici e la consapevolezza delle proprie preferenze e interessi. Hanno maggiori probabilità di provenire da un liceo linguistico o da un istituto tecnico industriale e di vivere al nord. In loro si può notare anche un orientamento pratico connotato da un certo ottimismo verso il mercato del lavoro con una tendenza a valutare positivamente l’efficacia del tirocinio formativo come canale d’inserimento occupazionale.
Quarto gruppo è quello dei “volenterosi” (19 per cento del totale), cui appartengono ragazzi che si distinguono per bassi livelli di competenza in generale, ma alta capacità di analisi. Hanno maggiori probabilità di provenire da un istituto tecnico commerciale, di essere maschi, di vivere in Italia centrale e di essere relativamente adulti (quindi in ritardo negli studi). Ultimo gruppo è quello dei “deboli” (8 per cento): si distinguono per bassi livelli di competenza in generale. Hanno maggiori probabilità, così come il gruppo precedente, di provenire da un istituto tecnico commerciale, di essere maschi, di vivere nel Nord-Est e di avere poche conoscenze sul sistema universitario e i suoi legami col mondo del lavoro.
Parlavamo prima degli animaletti con cui sono raffigurati i profili dei ragazzi. Ebbene, quello che rappresenta la maggior parte degli studenti italiani che stanno per iscriversi al primo anno di università è quello della “formica ambiziosa”. I ragazzi di questo profilo, spiegano i resposabili della ricerca, cercano la stabilità del lavoro, la coerenza tra questo e gli studi universitari compiuti, la possibilità di acquisire professionalità, fare carriera e guadagnare. Allo stesso tempo, però, la formica non è appagata dalla possibilità di essere autonomi e indipendenti, dalla flessibilità dell’attività lavorativa, dal coinvolgimento nelle decisioni aziendali, dalla possibilità di svolgere un lavoro utile per la società.
“La formica ambiziosa”, e così dunque la maggioranza degli studenti italiani, ha una propensione per il settore economico-statistico e l’ingegneria; l’ambito lavorativo in cui
trova generalmente lavoro è nel credito e nelle assicurazioni, nella metalmeccanica, nella chimica, nella manifattura o nell’informatica. Il guadagno mensile netto a cinque anni dalla laurea è di poco superiore alla media (1430 euro contro i 1300), con tempi di attesa inferiori rispetto alla media.
(4 dicembre 2006)
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