Il leader dell’Unione, ospite telefonico di Viva Radio 2, declama
una strofa della canzone di Venditti. E alla Melandri: “Damose da fa”
Prodi, pace fatta con la Capitale
da Fiorello recita “Roma capoccia”
A metà dicembre le sue affermazioni (“Roma è bella, mi piace, ma
non ci abiterei”), avevano sollevato un polverone tra le forze politiche
di DANIELE SEMERARO
ROMA – Tra Romano Prodi e Roma è pace fatta. Il leader dell’Unione oggi pomeriggio, ospite telefonico di Fiorello a “Viva Radio 2”, ha declamato una parte della canzone “Roma Capoccia” per esibirsi in una “prova di romanità melodica”.
Tutto è iniziato quando Fiorello ha chiesto il permesso al Professore di poterlo chiamare semplicemente Romano: “Ma certo – ha risposto lui – mi chiamo Romano e sono nato il giorno di San Romano”. A quel punto inevitabile il rimando dello showman siciliano alla polemica che ha investito il leader dell’Unione nel suo rapporto con la Capitale. “La conosce una canzone tipicamente romana?” gli ha chiesto, e Prodi, prontamente, risponde: “Io ritengo che la canzone più romana di Roma sia ‘Roma Capoccia’ di Venditti, no?”.
A quel punto Fiorello ha ricordato al Professore che Berlusconi, partecipando allo stesso programma, aveva cantato. Dopo essersi schermito (“Se canto io è la volta buona che perdiamo le elezioni”), il Professore si è però convinto e ha declamato la canzone di Venditti, da lui stesso definita come “romana, romana, romana”. “Ve la declamo, ma non tutta – ha detto -, solo quella parte che fa ‘vedo la maestà del Colosseo, vedo la santità del cupolone, e so’ più vivo e so’ più bono’”.
“E poi ricordo – ha detto ancora Prodi – quella frase che è un proclama politico: ‘Roma Capoccia del monno infame’, che vuol dire che intorno è tutto cattivo ma c’è questa Roma bella, grande, buona con tutte le cupole, una cosa grandiosa!”.
Dopo l’esibizione, in chiusura di programma, Fiorello ha chiesto a Prodi ancora una battuta. E il Professore, pur mostrando una qualche incertezza, conclude, salutando Giovanna Melandri, ospite negli studi di Via Asiago: “Damose da fa!”.
All’inizio di trasmissione (Fiorello aveva chiamato Prodi al telefono, senza preavviso) il leader dell’Unione aveva detto: “La mia promessa in caso di vittoria alle elezioni è durare cinque anni e ricominciare a fare di questo Paese una roba più allegra, un Paese in cui la gente possa vivere in pace, serena e tranquilla”.
La polemica. A metà dicembre il leader dell’Unione con le parole “Roma è bella, mi piace, ma non ci abiterei” aveva scatenato attorno a sé un polverone di polemiche (arrivate, soprattutto, dagli avversari politici, ma anche dal compagno di schieramento Walter Veltroni). “È un vantaggio sul lungo periodo – aveva detto – se un politico vuole durare è bene che ne stia lontano”.
Una settimana fa, poi, ospite di Linus a Radio Deejay, il Professore aveva spiegato meglio la sua frase: “Ad abitarci davvero no, perché non si fa altro che consumarsi a parlare di politica. Non si può vivere come degli ossessi per la politica. A Bologna ci sto bene, a Roma invece non ci vivrei, anche se i romani sono simpatici”.
(24 gennaio 2006)
(Nella foto: Romano Prodi)
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