Il Nobel dopo diversi anni accetta un’intervista e rompe il silenzio: “Non ho più ispirazione, e la gente si accorge se non ci metti l’anima”
García Márquez si confessa
“Sono in crisi, non scrivo più”
di DANIELE SEMERARO
MADRID – “Nel 2005 ho smesso di scrivere”, non per rinuncia ma per mancata ispirazione. Così Gabriel García Márquez, premio nobel per la Letteratura nel 1982, spiega al magazine del quotidiano spagnolo “La Vanguardia”, in edicola domani, il suo lungo silenzio.
“Il 2005 è stato il primo anno della mia vita in cui non ho scritto una sola riga”, ammette lo scrittore colombiano, che per la prima volta dopo molto tempo ha fatto un’eccezione alla sua politica di non rilasciare interviste.
Durante la lunga chiacchierata, l’autore di “Cent’anni di solitudine” confessa anche alcuni suoi problemi personali, tra i quali il difficile rapporto con il computer. Poi si dice molto felice di aver avuto la possibilità di scroprire i piaceri di una pausa creativa.
Parlando, poi, della sua casa a Città del Messico, Marquez ammette di non escludere che l’ispirazione possa tornare, anche se si dice pessimista al riguardo. “Con la pratica che ho potrei scrivere un nuovo romanzo senza problemi – ammette – però la gente si accorge se non ci hai messo l’anima”.
Gabo (così è chiamato in Spagna García Márquez) è considerato il padre del realismo magico. Tra le sue opere più famose, oltre a “Cent’anni di solitudine”, “L’autunno del patriarca” e “Cronache di una morte annunciata”, anche l’ultimo libro, “Memoria de mis putas tristes”, del 2004.
(25 gennaio 2006)
(Nella foto: Gabriel García Márquez)
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