Daniele Semeraro

Giornalista

"Fa più caldo e piove meno". 200 anni di clima in Italia



La ricerca dell’Istituto di studi sul clima del Cnr di Bologna
Negli ultimi 200 anni la temperatura è cresciuta di 1,7 °C

“Adesso fa più caldo e piove meno”
Com’è cambiato il clima in Italia

Recuperata un’enorme serie di parametri meteorologici
L’anno più bollente? Il 2003: estate con 4 gradi sopra la media

di DANIELE SEMERARO

ROMA – Il 2003, con un’estate che ha fatto segnare oltre 4 gradi sopra la media, è stato l’anno più caldo degli ultimi duecento anni. Il 1816, invece, noto alle cronache come “anno senza estate” e preceduto da una lunga serie di eruzioni vulcaniche (tra cui l’esplosione del Tambora, in Indonesia), è stato l’anno più freddo. Sono i dati più interessanti che emergono dal quadro del clima del nostro Paese negli ultimi due secoli tracciato da un team di scienziati dell’Isac-Cnr di Bologna, in collaborazione con l’Università di Milano.

Per arrivare al bilancio delle variazioni meteorologiche in Italia negli ultimi due secoli infatti, il team di ricercatori per la prima volta è riuscito a recuperare, digitalizzare e correggere le più lunghe serie strumentali di parametri meteorologici, pari ad oltre un centinaio, esistenti in Italia. Ed è riuscito a scoprire che in Italia fa più caldo e piove di meno.

“Dall’analisi del database – spiegano i ricercatori – si è osservata una crescita della temperatura media dell’ordine di 1,7 °C nell’arco degli ultimi due secoli. Il contributo più forte è dato dagli ultimi cinquant’anni, per i quali l’aumento è stato di circa 1,4 °C. Studiando l’andamento delle temperature minime e massime giornaliere – continuano – si è osservato un aumento più forte nelle prime rispetto alle seconde. Se però si considerano solo gli ultimi cinquant’anni, la situazione è capovolta, con le temperature massime che crescono più delle minime”. E questo significa un aumento dell’escursione termica giornaliera nell’ultimo mezzo secolo. Per quanto riguarda le precipitazioni si è registrato un leggero calo nella quantità totale annua, dell’ordine del 5% ogni cento anni. Una diminuzione più evidente nell’Italia peninsulare.

Spiegano ancora Teresa Nanni e Michele Brunetti, i ricercatori dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (Isac) del Cnr di Bologna, che hanno svolto la ricerca in collaborazione con Maurizio Maugeri dell’Università di Milano, che “fino a pochi anni fa non esisteva una banca dati climatologica di questo tipo per l’Italia, come lunghezza temporale e come disponibilità di dati. Nell’ambito di diversi progetti nazionali e internazionale, sfruttando principalmente gli archivi dell’Ufficio centrale di Ecologia Agraria e degli Istituti idrografici, sono state quindi recuperate e digitalizzate le più lunghe serie climatologiche esistenti nel nostro Paese.

Assieme ai dati, sono state raccolte anche tutte le notizie relative alla storia delle varie stazioni meteorologiche, quali spostamento delle stazioni, sostituzioni di strumenti o malfunzionamenti degli stessi. Informazioni queste che si sono rivelate di fondamentale importanza nella fase di ‘omogeneizzazione’ dei dati, necessaria per ‘ripulire’ le serie meteorologiche da tutti i segnali di origine non climatica”.

La ricostruzione del clima italiano, che verrà pubblicata anche sull’International Journal of Climatology, “proseguirà in futuro – assicurano dal Cnr – con la raccolta di nuovi parametri meteorologici quali la pressione atmosferica e la copertura nuvolosa, anche se qualche risultato preliminare è già stato ottenuto per il periodo più recente: gli ultimi cinquant’anni, infatti, sono stati caratterizzati da un aumento della pressione al livello del mare e una diminuizone della copertura nuvolosa, in accordo con quanto registrato per le temperature e per l’escursione”.

(27 febbraio 2006)


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