→ Daniele Semeraro per lo Stivale Bucato
Ricevere, per sbaglio, un cadavere durante una spedizione? Negli Stati Uniti si può. Così come si possono confondere, per anni, nomi e diciture in lingue diverse…
CRISI, È BOOM PER IL SENO NUOVO. MA A RATE
Il seno nuovo? In tempi di crisi economica un intervento di chirurgia estetica si può pagare anche in comode rate fino a cinque anni. Un acconto di trecento euro e poi mini-rate da 60 euro. Una novità? Tutt’altro: lo fanno – senza ammetterlo, ovviamente – decine e decine di donne ogni anno. Bastano un paio di click sui siti internet che offrono consulenze di chirurgia estetica e che offrono anche la possibilità di prenotare il tutto online. Tra gli altri interventi finanziabili ci sono anche la mastoplastica facciale, la liposcultura, la liposuzione, la gluteoplastica, la rinoplastica, la mentoplastica e il lifting. L’importo finanziato – si legge nei diversi siti internet – è in ogni caso “indicativo”, e solo dopo un consulto dal vivo potrà essere formulato il prezzo definitivo. Rifarsi le tette, dunque, non sarà più una cosa “da ricchi”, ma permetterà a tutte le donne, con un cifre mensilmente abbordabili, di “acquistare” qualche taglia in più. Non è tutto, spiegano gli esperti: le rate permettono infatti di accedere ad interventi di qualità e sicurezza senza bisogno di cercare le occasioni per risparmiare che potrebbero nascondere situazioni di rischio. E così, tra qualche mese, non sarà più “strano” sentirsi dire da amiche e conoscenti: “Ehi non toccare, non ho ancora finito di pagarlo!”.
IL PEGGIORE GUIDATORE (POLACCO) IN IRLANDA
Conoscete Prawo Jazdy? Probabilmente no, ma la polizia irlandese lo conosce molto, molto bene. È infatti considerato il peggior guidatore d’Irlanda, roba da far accapponare la pelle a qualsiasi agente per la quantità impressionante di multe che ha collezionato. Non solo: il database della polizia stradale con sede a Dublino è andato più volte completamente in tilt perché “Prawo Jazdy” ha fornito – centinaia di volte e in decine di luoghi diversi del paese – i più disparati indirizzi postali, e così è stato, fino ad ora, praticamente impossibile riuscire a recapitare le multe, la cui somma ha superato le centinaia di migliaia di euro. Un vero caso da Sherlock Holmes, direte voi. Tutt’altro. Perché Prawo Jazdy non è una persona fisica. Bensì la traduzione, dal polacco, di “patente di guida”. Avete capito bene: la polizia irlandese ha cercato inutilmente e per mesi un certo “Patente di Guida” che aveva fornito decine e decine di indirizzi diversi… il tutto perché, nell’elevare le multe, i poliziotti avevano confuso la dicitura “Patente di guida” con il nome e cognome dell’automobilista (non sempre lo stesso, quindi!) che si fermavano a multare. Una bella figura, dunque, per la polizia stradale e i locali corpi di polizia municipale. C’è voluta una circolare interna – da pochi giorni emessa – per ricordare agli agenti di fare molta attenzione nel fermare automobilisti polacchi!
UNA VERA ESPERTA TACCHEGGIATRICE
I ladri solitamente non vedono l’ora, una volta compiuta la loro opera, di scappare e far perdere le proprie tracce. Di avviso completamente differente, invece, una cinquantasettenne di Longview, nello stato di Washington, che ha speso ben 12 ore all’interno dell’ipermercato “Winco Foods”. Armata di forbici, infatti, la donna ha passato in rassegna oltre cento prodotti, togliendoli dalle confezioni originali (per evitare, così, di essere intercettata alle casse) e riponendoli in una grande borsa. Dalle carte di auguri alle batterie, dalle lamette da barba ai saponi, la donna ha anche ingerito una grande quantità di merendine e bevande alcoliche prima di essere notata dalla sorveglianza. Stando a quanto hanno riferito i media locali, la donna avrebbe trafugato beni per oltre 300 dollari, e ora è in stato di fermo presso il locale commissariato di polizia. Secondo le registrazioni delle telecamere a circuito chiuso, la donna sarebbe entrata nel negozio (aperto tutto il giorno) alle 5 di mattina e ne sarebbe uscita alle 5 di pomeriggio.
ATTENDONO DEI PESCI E RICEVONO UN CADAVERE
Chi l’ha detto che in tranquillo negozio di animali non succede mai nulla? Chiedetelo ai commessi di un negozietto della Pennsylvania, che attendevano un carico di pesci tropicali e si sono visti recapitare… un cadavere. Ci troviamo a Philadelphia, in Pennsylvania, e a raccontare la storia ai giornali locali è stato proprio il proprietario del “Pets Plus store”, Mark Arabia. L’uomo ha ricevuto un pacco con la merce e, non appena aperto, ha fatto la macabra scoperta: all’interno del “pacco”, infatti, vi era il cadavere di un sessantacinquenne di San Diego morto per il morbo di Alzhaimer. Un pacco destinato al laboratorio di ricerca di Allentown, e non – ovviamente – al negozio di animali. La Us Airways, responsabile del trasporto dei due pacchi (i pesci e il cadavere) si è scusata, spiegando di un malinteso verbale tra il fattorino e il responsabile dell’aereo cargo. Oltre al danno, tra l’altro, la beffa: i pesci, recapitati al destinatario sbagliato, non sono stati curati né nutriti per tempo e così, il giorno successivo, sono arrivati al negozio… morti. A ’sto punto non era meglio tenersi il cadavere?
I SEQUESTRI DI MATERIALE ILLEGALE NON SI FERMANO NEMMENO DAVANTI A DIO
La Guardia di Finanza di Ancona ha annunciato, in pompa magna, una grande operazione all’interno della quale sono stati sequestrati ben diecimila rosari con l’immagine di papa Benedetto XVI, prodotti in Romania e con il marchio “Made in Italy”. I rosari, destinati al mercato – fiorentissimo! – del turismo religioso di Roma, sono stati rinvenuti su un tir fermato per un controllo al porto. Gli autisti e l’azienda cui i rosari erano destinati sono stati denunciati: in Italia, infatti, è vietato vendere con la dicitura “Made in Italy” prodotti fabbricati all’estero. I rosari, in ogni caso tutti rigorosamente regolari, emanavano un forte profumo di rosa e, con ogni probabilità, saranno distrutti, come si fa solitamente in casi del genere. Vabbè – ci domandiamo sommessamente noi poveri giornalisti – che i rosari sono stati fabbricati all’estero, ma non bastava eliminare la dicitura “Made in Italy” oppure, magari, regalarli a enti religiosi, piuttosto che distruggerli? Non è il valore affettivo e religioso che fa di un semplice oggetto… un oggetto sacro?
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