Daniele Semeraro

Giornalista

Palestinesi e israeliani in una radio senza confini

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Al via un programma radiofonico fatto da ragazzi per il dialogo tra israeliani e palestinesi. La direttrice: “I giovani superano ogni differenza”

“La nostra radio per la pace”
Insieme arabi e israeliani

di DANIELE SEMERARO

ROMA – Un programma radiofonico per avvicinare israeliani e palestinesi. Realizzato e condotto, insieme, da ragazzi israeliani e palestinesi. È il progetto che sta nascendo in un kibbutz della Galilea, Sasa D.N. Merom Hagalil, dove da diversi anni opera la fondazione Beresheet LaShalom, gestita da Yehuda e Edna Angelica Calò Livné, sposati e con quattro figli.

Una storia straordinaria, iniziata cinque mesi fa, quando ad Angelica, che già ha avuto diverse esperienze di “lotta per l’integrazione” (da quattro anni tramite la propria fondazione gestisce una compagnia teatrale multiculturale) è stata fatta la proposta di creare un programma realizzato da giovani per giovani sulla stazione radio “All for peace”, che trasmette in tutto Israele da Ramallah e Gerusalemme. Il progetto prevede, per adesso, un’ora a settimana di conduzione sui temi dell’integrazione e dell’educazione alla differenza.

“All’inizio ci è stato chiesto di produrre una puntata pilota – racconta Angelica, ancora molto emozionata – ma portare i ragazzi fino a Gerusalemme sarebbe stato difficile per noi che viviamo in alta Galilea, al confine col Libano. E così abbiamo chiesto a un’altra emittente della zona, ‘Radio Galil Eliyon’, di poter fare una trasmissione di prova. Anche in questo caso c’è stato grande entusiasmo attorno all’iniziativa, tanto che hanno pensato di mettersi in contatto con ‘All For Peace’ per poter trasmettere, anche loro, il programma. In questo modo si è creato, facilmente e quasi senza volerlo, un ponte tra nord e sud Israele, tra Israele e Palestina”.

Per la puntata pilota, racconta ancora Angelica, sono stati scelti tre ragazzi arabi e tre israeliani. Nella scaletta sono state inserite interviste ai coetanei delle diverse etnie e religioni che vivono nel Paese. Come ad esempio quella a due ragazzi arabi cristiani del villaggio Fassuta, che scrivono e interpretano musica rap per la pace, insieme a due ragazze ebree di Maalot. Poi sono stati intervistati alcuni ragazzi israeliani e palestinesi di ritorno da una “delegazione per la pace” che ha fatto il giro dell’Italia, e, ancora, c’è stato un colloquio con l’ex segretario di Joseph Ratzinger.

“Per spiegare che l’integrazione tra israeliani e palestinesi è possibile – spiega Angelica – i ragazzi hanno anche sviluppato un dialogo con i loro coetanei, dopo aver letto una poesia di Jonathan Gefen. Nella poesia si legge di un omino verde che vive in un mondo verde, con la famiglia verde, la casa verde, l’automobile verde. A un certo punto l’omino esce e vede, per strada, un omino blu. Meital, 16 anni, il moderatore, ha sollevato le domande: si può vivere in un mondo solo verde? Ti è mai capitato di essere l’omino blu della storia? Il tutto condito con musiche e canzoni in arabo, ebraico, inglese e italiano scelte dai ragazzi”.

Coloro che si avvicenderanno in redazione saranno chiamati a impegnarsi in un percorso completo, dalla ricerca alla produzione, dalla regia al montaggio dell’audio. Non dimenticando che si cimenteranno anche in un’esperienza organizzativa, politica, sociale, di leadership, di rispetto e di affetto. Gli argomenti trattati durante le trasmissioni saranno i più vari, e saranno sempre i ragazzi a sceglierli, in modo che siano attuali, originali e soprattutto adatti ai propri coetanei all’ascolto.

“All’inizio è stato difficile trovare i giovani – ammette Angelica – perché quando io attaccavo le locandine c’erano tante persone scettiche. Poi, piano piano, qualcuno è arrivato, spinto dalla curiosità. E così tanti ragazzi hanno iniziato a conoscersi e attraverso l’esperienza comune sono diventati unitissimi. Hanno portato amici, parenti: ora siamo tanti, tutti insieme, ebrei, cristiani, musulmani. Per adesso speriamo in un aiuto economico, so che siamo sulla strada giusta, una strada educativa. E so che attraverso questa strada possiamo aprire un cancello e fare in modo che dalle due parti si possa entrare, si possa parlare delle diversità e della multiculturalità”.

“Oggi nel nostro Paese – continua ancora Angelica – tutto dipende dall’educazione, tramite l’insegnamento possiamo davvero cambiare le cose. Se si riuscisse a fare altri progetti in cui israeliani e palestinesi stanno assieme sarebbe meraviglioso. La cosa stupenda è che quando i ragazzi delle diverse etnie s’incontrano, vedono subito che tra loro non c’è alcuna differenza. In tanti, da una parte e dall’altra, fomentano all’odio, ma quando ci si conosce, in situazioni positive e in un’atmosfera positiva, tutto cambia. Spesso ai ragazzi viene chiesto: ‘Ma qual è il vostro segreto per l’integrazione? Come fate a stare così bene?’ e la risposta è la più immediata, ma anche la più semplice: ‘Guardateci bene: sapete dirci chi di noi è ebreo e chi è arabo? Siamo tutti uguali!’”

Angelica, che è stata anche candidata, lo scorso anno, al premio Nobel per la pace, è regista e insegnante di teatro. “Due anni fa abbiamo creato una compagnia teatrale chiamata ‘Teatron Keshet’, ‘Teatro dell’Arcobaleno’, e con i tanti ragazzi che si sono avvicendati abbiamo portato in giro per il mondo uno spettacolo che mette in scena la pace e il dialogo tra i popoli”.

Ancora una volta i giovani si sono rivelati portatori di idee semplici ma rivoluzionarie. Come questa, un’iniziativa nata in un piccolo villaggio israeliano che, attraverso tante fortunate coincidenze, sta prendendo forma. E chissà che da un programma di un’ora non si possa passare, entro qualche mese, a un palinsesto più articolato ed educare sempre più giovani alla pace affinché, come si dice dalle loro parti, “Dio non scagli il cielo sulla terra”.

(27 gennaio 2006)

(Nella foto: Da sinistra: Yehuda, Geris, Meital, Nida e Namir durante una registrazione del programma)


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