Il plantigrado fa parte di un progetto italiano di ripopolazione delle Alpi
Si sarebbe spinto dal Trentino fino alla Germania attraversando l’Austria
Baviera, dopo 170 anni ritorna l’orso
ma i tedeschi lo vogliono uccidere
I ricercatori italiani: “Soluzione eccessiva che va contro le regole internazionali”
di DANIELE SEMERARO
ROMA – Verrà molto probabilmente abbattuto l’orso bruno di tre anni proveniente dal Trentino che da qualche giorno è sconfinato prima in Austria e poi in Germania, dove sta creando problemi soprattutto agli allevatori locali.
Il plantigrado, dopo aver attraversato l’Austria, è arrivato in Germania (la sua specie mancava da oltre 170 anni), dove ha ucciso diverse pecore ed è entrato in alcuni pollai circondati da una rete. “L’orso è diventato un problema – ha detto Werner Schnappauf, ministro regionale per l’ambiente di Monaco di Baviera – e ormai è evidente che è uscito da qulasiasi comportamento prevedibile”. Per questo tutti gli esperti tedeschi hanno consigliato di dare il via libera all’abbattimento dell’animale. Esclusa, quindi, anche la possibilità di catturarlo.
L’orso già questa notte era sfuggito ad un tentativo di cattura a Garmisch-Partenkirchen, sul confine con l’Austria. Le autorità bavaresi insieme ad esperti ambientalisti seguivano da tempo le mosse del plantigrado, sperando di riuscire a catturarlo e, dopo averlo addormentato, di impiantargli un chip di riconoscimento per seguire le sue mosse. Solo ieri Schnappauf aveva detto che l’orso “è il benvenuto in Baviera”.
L’animale molto probabilmente fa parte di un progetto italiano: nel 2004, infatti, l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (Infs) insieme al parco dell’Adamello-Brenta ha iniziato la progettazione dell’introduzione della specie dell’orso bruno nelle Alpi centrali, il più ambizioso progetto di recupero mai realizzato in Italia. Un’iniziativa finanziata, tra gli altri, dall’Unione Europea e dalla Slovenia, che ha fornito gli orsi. Quest’anno, grazie al progetto, nelle Alpi sono nati otto cuccioli e l’orso bruno dopo moltissimi anni è tornato a popolare la Svizzera.
Gli ambientalisti italiani, e in particolare Piero Genovesi, ricercatore dell’Infs e uno dei curatori del progetto, sono molto preoccupati: “Solitamente – spiega Genovesi – quando un orso inizia a far danni le indicazioni sono di applicare misure di ricondizionamento: si spaventano, di solito, sparando pallottole di gomma per fargli paura. Se questo metodo non funziona il passo successivo è quello di catturarlo, mettergli un radiocollare per seguirlo e, in ultima misura, quello di abbatterlo. Ma – spiega ancora – l’abbattimento avviene solo quando c’è un reale pericolo per la persona, e mi sembra che in questo momento il pericolo non ci sia”.
Questo tipo di comportamento, racconta Genovesi, in Trentino “è normale, e se si dovessero abbattere tutti gli orsi che entrano nei pollai la popolazione sparirebbe rapidamente. È una misura eccessiva – continua – perché l’orso è un animale protetto dalle direttive europee. Una pecora o un pollo non sono nulla in confronto a una specie che in Germania mancava da 170 anni. In ogni caso anche se la Germania decidesse di catturarlo e portarlo in uno zoo, l’orso, che si abitua facilmente, difficilmente potrebbe ritornare a vagare libero nei boschi”.
Genovesi si è messo subito in contatto con i colleghi tedeschi esprimendo il disappunto dell’Italia per una opzione “eccessiva”. Il nostro Paese comunque non potrà interferire nella decisione tedesca, perché il plantigrado si trova, appunto, in territorio germanico. “Ora – conclude Genovesi – la caccia all’orso è aperta, ed è possibile che se l’animale si avvicini ai centri abitati venga abbattuto già nelle prossime ore”.
(23 maggio 2006)
(Nella foto: Il proprietario di un rifugio in Austria è riuscito a fotografare l’orso venerdì)
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