A Roma le finali nazionali del gioco che spopola in Giappone. L’obiettivo? Assomigliare ai beniamini dei film e dei fumetti. Scelti i rappresentanti italiani al torneo “World Summit” nel 2007
Stasera mi travesto da Jack Sparrow
è il carnevale italiano del “Cosplay”
di DANIELE SEMERARO
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ROMA – Il termine tecnico non è ancora entrato nei vocabolari italiani, ma probabilmente non dovremo aspettare a lungo. Sono infatti migliaia i ragazzi che praticano il ‘Cosplay’, la pratica di travestirsi come i personaggi tratti da storie di fantasia durante. Se fino a pochi anni fa la pratica, nata in Giappone, non era diffusissima, domenica 8 ottobre sono stati in centinaia i ragazzi vestiti di tutto punto e provenienti da ogni parte d’Italia che hanno affollato la Fiera di Roma, dove si è svolta la giornata conclusiva di ‘Romics’, il festival del fumetto e dell’animazione. Tra i tanti eventi, infatti, c’era la finale della sfida ‘cosplay’ italiana,i cui vincitori andranno a rappresentare il nostro paese al World Cosplay Summit del 2007 in Giappone.
“Il termine cosplay – spiega Luca Vanzella, sceneggiatore e grafico che sul fenomeno ha scritto un libro dal titolo “Cosplay culture, fenomenologia del costume player italiano” (Tunué, 2005) – deriva dall’abbreviazione di costume e play, cioè gioco del costume, e l’espressione indica sia l’azione del travestirsi (fare cosplay) che il costume (essere in cosplay). Un cosplayer – aggiunge – è chi abitualmente pratica il cosplay”. Per il travestimento non ci si può limitare a un mantello o a una maschera, ma bisogna essere il più possibile fedeli al personaggio che si imita (molti ragazzi, per dimostrare la propria somiglianza, portano con sé un’immagine del beniamino tratta da cartoni animati o fumetti). Il fenomeno, certamente molto particolare, si sta diffondendo a macchia d’olio tra gli appassionati di fumetti, cinema d’animazione, videogiochi e giochi di ruolo.
I cosplayers non si limitano a creare i vestiti nei giorni precedenti alle diverse manifestazioni, ma sono attivi tutto l’anno, perché riprodurre con precisione maniacale tutti i particolari di questo o quel cartone animato può richiedere anche mesi di lavoro. C’è chi si avvale dell’aiuto della nonna che sa cucire e chi dei genitori: tanti, ad esempio, quelli impegnati in operazioni di confezionamento di gioielli e costruzioni di armi laser. Costumi che, di anno in anno, diventano sempre più elaborati, che arrivano a costare anche centinaia di euro.
Il ‘Cosplay’ è una tradizione giapponese: è lì, infatti, che vengono creati la maggior parte dei fumetti (manga) e dei cartoni animati (anime) imitati dai ragazzi di tutto il mondo. Spiega ancora Vanzella che “molti riconoscono nel primo concorso svoltosi a ‘Lucca comics & games’ nel 1997 l’inizio ufficiale del cosplay in Italia, per via del ruolo centrale che questa manifestazione svolge tra gli appassionati”. Ma non dimentichiamo che già negli anni Settanta migliaia di appassionati di Star Trek, negli Stati Uniti come in Europa, iniziarono a imitare i personaggi della saga. I cosplayer sono in maggioranza donne (tre su cinque) con età media tra i 15 e i 35 anni e cultura medio-alta. Frequentano abitualmente internet, da dove traggono informazioni e consigli per il confezionamento del vestito e si scambiano informazioni sui propri personaggi preferiti. In Italia i cosplayer abituali sono almeno 1500.
E così in occasione dell’evento italiano nei viali intorno alla Fiera di Roma si sono viste sfilare ragazze con uniformi scolastiche giapponesi parlare al cellulare, guerrieri post-atomici salire sull’autobus e elfi e maghi ordinare un panino e una birra al bar. La sfilata, alla quale hanno partecipato oltre 1500 spettatori per più di due ore di spettacolo, ha visto avvicendarsi sul palco ragazzi e ragazze che hanno presentato i propri costumi, dando vita anche a brevi scenette con tanto di danze, musica, combattimenti. La giuria, composta da esperti del settore e da ‘Naruse’, in rappresentanza della tv giapponese Aichi Television che organizza i World Cosplay Summit, ha scelto i finalisti che l’anno prossimo anno voleranno in Giappone, a Nagoya, per rappresentare l’Italia. Si tratta del sogno di ogni cosplayer: andare dove il fenomeno è nato e confrontarsi con gli appassionati di tutto il mondo.
“Negli ultimi giorni – spiegano gli organizzatori di Romics – sono arrivati in Fiera oltre 65mila persone, e di queste almeno duemila erano mascherate di tutto punto. Tra i cosplayer, si sono iscritti al concorso in 400 e ne sono stati selezionati per la finale 70”. Le semifinali, che si sono svolte durante la settimana, consistevano in un accreditamento dei partecipanti e in un’accurata analisi dei costumi da parte dei giurati. Poi, la finale vera e propria che si è svolta domenica pomeriggio. Non molti lo sanno, ma i cosplayer italiani in campo internazionale sono molto famosi: nel 2005 hanno vinto il campionato mondiale e nel 2006 si sono classificati terzi.
Tra i personaggi che hanno sfilato, quelli tratti dal Signore degli Anelli, da Star Wars, Dragon Ball, Final Fantasy ma anche Willy Wonka, Sakura, il temibile pirata Jack Sparrow e Sailor Moon, solo per citarne alcuni. Durante tutta la lunga sfilata i fan erano completamente in delirio: centinaia di macchinette fotografiche scattavano flash a ripetizione, tanti urlavano, si stupivano, analizzavano i singoli dettagli, con i cosplayer che, terminata la propria esibizione, erano ben contenti di prestarsi ad autografi, consigli e foto di gruppo.
A vincere la gara (e quindi ad aggiudicarsi un viaggio in Giappone per rappresentare l’Italia) sono state due diciottenni: Verena e Maria, arrivate a Roma dalla provincia di Macerata, travestite da due personaggi di “Magic knight allies”. “Non ci speravamo proprio – raccontano, mentre sul palco intorno a loro si raduna una vera e propria folla in cerca di foto e autografi – perché la gara era molto agguerrita, ma abbiamo sperato fino alla fine. Abbiamo impiegato oltre un mese per cucire il costume, è davvero un sogno che si avvera”. Tra gli altri sono stati premiati anche i ragazzi che impersonavano Van Helsing, la Foresta dei pugnali volanti, Trinity Blood e Final Fantasy 10.
Naturalmente soddisfatti gli organizzatori della manifestazione, che si sono anche meravigliati del fatto che tra i personaggi ce n’erano molti che in Italia non sono conosciuti: “Grazie internet – hanno spiegato – i ragazzi riescono a vedere in anteprima le puntate che escono in Giappone e quindi riescono a stare al passo con le nuove tendenze. È incredibile vedere quanto i cosplayers riescano a immedesimarsi e ad amare la cultura nipponica: molti di loro imparano i dialoghi in giapponese a memoria, e non sono pochi quelli che s’iscrivono a corsi di lingua”.
(9 ottobre 2006)
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