In gara i 600 migliori “cyber atleti” italiani. I vincitori parteciperanno
ai Mondiali di ottobre, che per la prima volta, si svolgono in Italia
Le Olimpiadi dei videogames
i maghi del joystick a Monza
I protagonisti: “Non solo gioco, servono fantasia e intelligenza”
di DANIELE SEMERARO
ROMA – Sono riuniti a Monza i seicento migliori “cyber-atleti” (così li hanno soprannominati) d’Italia. Proprio in queste ore si stanno per chiudere le finali nazionali dei World Cyber Games, le olimpiadi dei videogiochi. I vincitori dell’edizione italiana in corso nell’insolitasede dell’Autodromo, oltre al trofeo, si contendono anche l’accesso ai mondiali che si terranno, sempre a Monza, all’inizio di ottobre. È la prima volta che un paese europeo ospita la manifestazione.
Le olimpiadi. Sono otto le “discipline” (corrispondenti a otto tra i più famosi titoli in circolazione) in cui si sono sfidati i giocatori provenienti da tutte le regioni d’Italia. “Per questa edizione – rassicurano gli organizzatori, guidati da Luca Spada – è stata coperta tutta la gamma di videogiochi disponibile in commercio, dalle corse in auto alle sessioni di combattimento, dallo sport alla progettazione”. E così c’è “Half-Life: Counter-Strike” (videogame in cui viene simulata la lotta tra terroristi e squadre paramilitari) e il più popolare “Fifa Soccer ’06” (in cui viene simulata, quasi come se la stessimo seguendo in televisione, una partita di calcio). E ancora, c’è “StarCraft: Brood War” (in cui il giocatore deve intraprendere diverse missioni in una guerra spaziale che ha luogo in un futuro prossimo) e il gioco di strategia “Warhammer 40,000: Winter Assault”. Non mancano poi le corse automobilistiche, con i due titoli più in voga del momento: “Need for Speed: Most Wanted” e “Project Gotham Racing 3”. Immancabile, infine, “Dead or Alive 4”, famosissimo gioco di combattimento in prima persona (o “picchiaduro”, come si dice in gergo). In tre giorni sono state giocate oltre 200 partite ufficiali, tutte sotto l’occhio vigile degli arbitri internazionali (per ogni match c’è un arbitro per ogni giocatore più l’arbitro “centrale”)
I mondiali. Oltre all’onore di essere i migliori cyber-atleti italiani, i vincitori dell’edizione avranno la possibilità di prendere parte ai mondiali dei videogiochi, che raduneranno a Monza, dal 18 al 22 ottobre, oltre 700 videogiocatori provenienti da 70 paesi del mondo. Complessivamente, i vincitori si diveideranno oltre 340mila euro in premi. Ma negli spazi espositivi dell’Autodromo non hanno ospitato solamente 450 computer, joypad e chilometri di cavi: durante i tornei, infatti, sono state organizzate anche mostre, conferenze, esibizioni ed eventi.
Il comitato dei World Cyber Games ha scelto come sede Monza, che ha avuto la meglio su Sydney, Cancun e Shangai. “Forti dell’esperienza di accoglienza durante il Gran Premio e altre kermesse di carattere internazionale – spiega l’assessore alla comunicazione del Comune di Monza, Vincenzo Ascrizzi – ci apprestiamo ad accogliere un altro grande evento, che richiamando molti turisti promuoverà il nostro territorio nel mondo. Per la prima volta, lo dicevamo, la fase finale dei mondiali si terrà nel continente europeo, e per di più in un autodromo.
I videogiocatori. La fetta maggiore dei “players” iscritti al torneo, come è facile immaginare, è composta da ragazzi, specialmente dai 16 ai 28 anni. Girando, però, tra le numerosissime postazioni si incontrano anche alcune ragazze, come Chiara, 21 anni, studentessa di Servizio sociale a Pisa: “Abbiamo respirato – racconta – un’aria di rilassatezza e simpatia, sono stata molto bene e sono tutti molto simpatici. Gareggio in ‘Counter Strike’, un gioco dove si sceglie se essere un terrorista o un antiterrorista. Se si è terrorista bisogna cercare di piazzare bombe in punti strategici, se si è un antiterrorista, invece, bisogna disinnescarle. È vero – ammette – la maggior parte dei giocatori sono maschi, ma credo che rientri molto nei gusti della persona: se a una ragazza piace giocare anche a questi tipi di videogiochi un po’ violenti… che male c’è?”. E alla domanda se crede di arrivare ai mondiali di ottobre, Chiara precisa: “Non credo… anche se mi ‘allenò per due ore al giorno, difficilmente ci riuscirò. Io – ammette – sono ancora agli inizi, sono qui per fare esperienza”.
Chi, invece, ai mondiali ci andrà di sicuro è il vincitore della categoria “Need for Speed”, Davide Anzalone, nome in codice “david125”: “Meglio di così non poteva andare – racconta – ho vinto tutte le gare del torneo automobilistico con ampio margine. Dopo la partenza mi piazzavo davanti agli avversari e sono andato avanti così fino alla vittoria”. Davide, venticinquenne napoletano con una laurea in Ingegneria informatica in arrivo, è in realtà è un veterano delle sfide tra videogiocatori: “Ho partecipato a numerosi tornei in Italia e all’estero. Senza cosniderare la partecipazione ai mondiali di Corea nel 2001. Questo è un gioco in cui ci vuole allenamento e abilità – “david125″ ha ammesso di allenarsi circa un’ora e mezza ogni giorno – soprattutto per scoprire i diversi ‘trucchettì delle piste che permettono di guadagnare qualche decimo di secondo in più rispetto agli avversari”.
La storia. La prima edizione della manifestazione si è svolta nel 2000, e con “cadenza annuale – spiegano gli organizzatori – ha contribuito ad alzare il livello di qualità nelle competizioni globali relative ai videogiochi”. Partita sperimentalmente con il nome di “Wcg Challenge”, con giocatori provenienti da 20 paesi, la manifestazione nel corso degli anni è cresciuta in prestigio, fino a che non si è deciso di creare un vero e proprio comitato organizzatore. Basta guardare i numeri dell’evento per rendersi conto della sua importanza: nel 2001, ad esempio, nell’edizione che si è tenuta a Seoul, in Corea del Sud, hanno partecipato 430 atleti provenienti da 37 paesi; nell’ultima, invece, quella del 2005 a Singapore, hanno preso parte 679 atleti di 64 paesi. Addirittura è stata creata anche una classifica mondiale dei Paesi partecipanti, che attualmente vede al primo posto la Corea del Sud seguita da Germania, Stati Uniti e Olanda. L’Italia figura all’ottavo posto, ma possiamo accontentarci: importanti nazioni come Francia, Spagna e Giappone sono sotto di noi.
“Possiamo definire le olimpiadi nazionali e i mondiali internazionali – spiegano gli organizzatori – come un vero e proprio festival culturale mondiale, dove le diversità culturali e linguistiche vengono assottigliate dalla passione comune per il gioco e la competizione sportiva. La vera missione dei giochi è quella di usare il videogame per andare ‘oltre il gioco’: grazie all’agonismo videoludico, i propri limiti fisici non costituiscono più un ostacolo: la fantasia, l’intelligenza e soprattutto l’empatia sono i muscoli che muovono l’atleta, facendogli così percepire le sue vere potenzialità”. Un festival, dunque, che mira ad insegnare e promuovere il rispetto verso principi etici, sano agonismo e rispetto per l’altro.
(25 giugno 2006)
(Nella foto: I concorrenti alle Olimpiadi italiane dei videogames)
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