Accettato il ricorso di un ragazzo di Lecce che si era visto bloccare la tesi
Il rettore: “Il percorso di studi è impostato per un apprendimento graduale”
“Così mi sono laureato in due anni”
e il Consiglio di Stato ha detto sì
di DANIELE SEMERARO
ROMA – Laurearsi in due anni è possibile. Lo ha confermato il Consiglio di Stato con un’ordinanza del 27 settembre scorso, convalidando la decisione del Tar di Lecce, che a giugno aveva dato ragione a uno studente, Alessandro Gravili, che in soli due anni era arrivato, con la tesi pronta, al termine del corso di studi e si era visto all’ultimo momento respingere la possibilità di laurearsi.
“Entro novembre – racconta Alessandro, studente di Filosofia – si poteva fare la preiscrizione con riserva al corso di laurea specialistico se si erano erano ottenuti almeno 140 crediti su 180 e a patto di laurearsi entro l’ultima sessione, il 30 aprile. Frequentavo il secondo anno di quella che ora chiamano ‘laurea breve’ e feci questa preiscrizione in modo da poter iniziare a dare gli esami della specialistica già a giugno e non perdere sette mesi di tempo, in attesa dell’inizio del nuovo corso”. A questo punto l’università accetta la domanda e fissa la data di laurea, ma pochi giorni prima la blocca. “Con l’appoggio della famiglia – continua Alessandro – mi rivolgo al mio avvocato che presenta un ricorso immediato al Tar”. Il tribunale amministrativo di Lecce, così, con un provvedimento urgente dà ragione al ragazzo, che riesce a laurearsi l’ultimo giorno utile, con la votazione di 110 e lode.
L’università, però, sia per non creare un precedente che per la convinzione di aver subito un torto si appella al Consiglio di Stato, che pochi giorni fa ha emesso la sentenza definitiva, inoppugnabile: la laurea è valida. In particolare, ci spiega l’avvocato del ragazzo, Vincenzo Greco, “dopo la riforma del ’99 la normativa non parla più di durata ‘legale’ del corso, ma di durata ‘normale’ di tre anni”. Il concetto è in effetti ancorato a una media statistica, che consiste in una determinazione convenzionale delle ore di studio necessarie per affrontare un esame. Nessuno, in sostanza, può impedire che uno studente accorci la durata del proprio corso di studi, così come nessuno vieta di potersi laureare “in ritardo”. L’importante è che lo studente abbia acquisito i crediti necessari al conseguimento del titolo.
“Il fatto sconcertante – aggiunge il legale – è che l’accusa dell’università, in sede di appello, si è basata su un argomento assolutamente nuovo, cioè che in questo modo lo studente non paga un anno di tasse universitarie. È un’argomentazione che ha del paradossale, perché c’è stato anche nel 2001 un decreto della presidenza del Consiglio in virtù della quale tutti gli atenei sono stati autorizzati ad esentare dalle tasse gli studenti che conseguono la laurea nella durata normale del corso di studi. Un’argomentazione sciocca dal punto di vista politico e sconcertante dal punto di vista universitario”.
Totalmente in disaccordo, invece, il rettore dell’Università di Lecce Oronzo Limone: “Lungi da noi valutazioni di tipo economico-finanziario – replica -. Semmai il ricorso è di tipo amministrativo. Noi vogliamo che tutti si laureino entro i tempi, avremmo un turn-over più veloce di studenti”. L’ateneo comunque ha accettato “di buon grado” la decisione del Consiglio di Stato, pur riservandosi di creare un nuovo regolamento didattico in tempi brevi, in accordo con l’autonomia delle università. “Sono felice per i nostri studenti se riescono a laurearsi prima, ma il rispetto delle norme è fondamentale. Il percorso di studi è stato impostato per un apprendimento graduale e una maturazione di tre anni”.
Non si dà per vinto, comunque, Alessandro, che ora frequenta il primo anno della laurea specialistica in Storia della Filosofia e ha intenzione di laurearsi anche questa volta in anticipo. “Non mi sento più dotato degli altri, ma sono volenteroso e testardo. E sono molto contento che grazie a me altri ragazzi avranno la possibilità di laurearsi in anticipo”.
Ma per laurearsi prima bisogna avere il dono dell’ubiquità e frequentare contemporaneamente le lezioni e studiare ogni momento possibile? Non è così, risponde Alessandro, basta sapersi organizzare: “Non sono un classico ‘secchione’, faccio sport ed esco con gli amici. E poi se le materie sono interessanti non si fa fatica a studiarle. Mi metto a disposizione, anche tramite il mio nuovo sito, – conclude – di tutti i ragazzi che vogliano fare quello che ho fatto io perché è giusto che anche altri, magari non tutti, possano usufruire di questa sentenza”.
(7 ottobre 2005)
(Nella foto: Alessandro Gravili davanti al Consiglio di Stato)
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