Sta facendo molto discutere nella blogosfera mondiale un interessante articolo pubblicato su Columbia Journalism Review (rivista della celeberrima scuola di giornalismo della Columbia University) secondo cui sarebbe necessaria e auspicabile un’unione dei blogger per rivendicare i diritti di coloro che scrivono su internet per lavoro e per passione. Nell’articolo si legge che la disputa tra gli sceneggiatori di film Tv e le industrie dei media che ha portato allo sciopero, che dura da mesi e che tanto sta danneggiando l’industria cinematografica americana, ha la sua origine nel Web.
Quello che gli sceneggiatori vorrebbero è ottenere un compenso extra quando i propri contenuti sono ritrasmessi su internet. Le case di distribuzione ovviamente non vogliono cedere e il compenso rimane sempre lo stesso. Ma perché internet, che ormai ha più utenti della televisione e dei giornali, non viene considerato così importante come televisioni e giornali? Il parallelismo con lo sciopero degli sceneggiatori secondo me è molto interessante, perché in un futuro non troppo lontano se le cose non cambieranno, anche i blogger potrebbero decidere di entrare in sciopero.
I blogger non fanno solo parte del mercato delle idee, ma guardano giustamente anche al profitto e si possono dividere fondamentalmente in tre categorie. Quelli più famosi, che grazie alle loro idee e alle loro capacità vengono notati e assunti dalle grandi società editoriali per continuare a scrivere il proprio blog e le proprie idee con il loro “marchio”, guadagnano le stesse cifre dei grandi giornalisti. Poi ci sono i freelance, che scrivono per blog più o meno famosi o per network di blog e ricevono paghe da fame e non hanno alcun diritto.
Infine ci sono quelli che si dilettano a scrivere sui blog e lo fanno come hobby. La proposta di un’unione si rivolge alla seconda categoria: si tratta di tutti coloro che cercano di guadagnare qualcosa con i loro articoli e il loro lavoro quotidiano e che però continuano a non avere diritti e ad avere contratti in nero. Per questo, conclude l’articolo, sarebbe auspicabile un’unione dei blogger, che lotti per i loro diritti e per i loro salari minimi. Sicuramente in Italia la situazione è un po’ diversa dagli Stati Uniti e spesso i blog e i network di blog (famosi e meno famosi) sono ancora a “conduzione familiare” e quindi si trovano a rispettare di più i propri lavoratori. Che ne pensate? Vi trovate d’accordo con questa proposta? O forse è ancora un po’ presto per un’unione o un sindacato?
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