“A ottobre il ministro per i Beni Culturali con delega al Turismo Francesco Rutelli disse che il portale non era più funzionale. Noi di conseguenza abbiamo deciso di procedere ad un momento di ripensamento. Il contratto che era stato siglato con una società di cui l’Ibm era la capofila, era valido fino al 31 dicembre. Dal 1 gennaio abbiamo attivato le procedure di chiusura. Ora si dovrà decidere come procedere”.
È affidata a questo scarno comunicato del capo dipartimento per l’Innovazione tecnologica, Ciro Esposito, la voce ufficiale del Governo, che dopo alcuni giorni in cui si rincorrevano voci contrarie, ha ufficializzato che il portale Italia.it, presentato l’anno scorso in pompa magna dal vicepresidente del Consiglio Rutelli e che doveva essere la vetrina turistica del nostro paese nel mondo, è stato chiuso. Un comunicato che arriva dopo i tentativi di numerosi giornalisti e blogger di capirne di più. Noi stessi abbiamo contattato il ministero dei Beni e delle Attività Culturali, la presidenza del Consiglio nonché il ministero per le Riforme e le Innovazioni nella P.A., ricevendo risposte discordanti.
Secondo le ultime indiscrezioni, dei 45 milioni di euro stanziati per il funzionamento del portale, ne sono stati spesi circa 7 per la costruzione e la gestione. E ora? Che ne sarà dei soldi dei cittadini? “Ci sono tutte le risorse per riprendere il lavoro – ha spiegato ancora Esposito – ma bisognerà decidere con quali attori, se indire un nuovo bando di gara o no e individuare il nuovo gestore”. Staremo a vedere. Intanto continuano le polemiche su siti e blog, che parlano di vero e proprio ennesimo “scandalo all’italiana”. Il portale, lo ricordate sicuramente, non ha mai goduto di grande fama all’interno della comunità internettiana: già dai primi giorni fu molto criticato, in particolare per una struttura vulnerabile, non compatibile con molti standard di accessibilità del Web, troppo pesante e poco intuitiva.
Il 25 ottobre l’ultimo passo prima della chiusura, quando Francesco Rutelli aveva spiegato che “Italia.it non è salvabile”, spiegando di aver cercato di fare di tutto per evitare di staccare la spina, nonostante una dote finanziaria di molto superiore agli effettivi bisogni. In effetti neanche l’interesse degli utenti aveva mai premiato il portale, che nel maggio dell’anno scorso era ancora oltre il duemilacinquecentesimo posto nella classifica del Web italiano, e oltre il 579.000° posto in quella degli Stati Uniti. Attualmente il portale, irraggiungibile, è ancora disponibile nella cache di Google, ed esce tra i primi risultati se con Google cerchiamo “Italia”, “Italia turismo”, “Turismo”, “Italia.it” e così via.
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