eBay dovrebbe effettuare una sorta di controllo preventivo sugli oggetti per la cui vendita fa da tramite? La domanda mi viene in mente leggendo un articolo uscito ieri sul New York Times che riferisce di una lunga battaglia legale tra la Tiffany & Company e eBay. Motivo del contendere, i troppi falsi che secondo la casa di gioielli verrebbero proposti sul principale sito di aste online senza che questo faccia nulla per combattere il problema.
eBay, è importante dirlo, si è sempre limitato a fare da tramite tra venditore e compratore, niente più. Solo pochissime volte aveva vietato la vendita o aveva esercitato un controllo prevendivo; una di queste, per fare un esempio, è la vendita dell’avorio, bloccata circa un anno fa. Se, però, Tiffany vincesse la causa, questo potrebbe creare un enorme precedente giudiziario e il modello di business che sta alla base di eBay sarebbe in forte rischio: per l’azienda controllare tutti gli oggetti sarebbe, oltre che difficile, anche molto costoso. Basti pensare ai 248 milioni di utenti registrati in tutto il mondo e i circa 102 milioni di oggetti in media in vendita contemporaneamente.
“Come mercato di scambio – spiega Hani Durzy, portavoce di eBay – non entriamo mai in possesso dei beni venduti sul sito, per questo sarebbe impossibile per noi controllare l’autenticità di un oggetto”. L’accusa, però, non è d’accordo, sottolineando che eBay non si limita certamente a fare solo da punto di collegamento tra compratore e venditore, ma intasca anche una percentuale sulla vendita. Per questo deve anche assumersi la responsabilità degli oggetti che propone. La battaglia legale è iniziata nel 2004: secondo l’accusa oltre il 70 per cento dei gioielli Tiffany venduti online sono falsi.
Ha ragione eBay a volersi tenere fuori da un controllo preventivo sugli oggetti? O ha ragione Tiffany a volere che tutti i gioielli che portano il proprio marchio e che sono venduti sul sito di aste online siano autentici? Come sempre non è facile dare una risposta, e anche i diversi commentatori sono divisi. Tra l’altro dobbiamo registrare che da tempo altre importanti case di moda, come Louis Vitton, scoraggiano gli utenti ad acquistare via aste online: sembra infatti che proprio a causa del mancato e difficile controllo queste siano il territorio prediletto dei truffatori. Che ne pensate del controllo preventivo? Cosa si potrebbe fare secondo voi? Avete mai evitato di acquistare qualcosa online perché non eravate sicuri della sua originalità?
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