Ieri a Stoccolma è stato assegnato l’ambìto premio Nobel per la Fisica. A vincerlo, il francese Albert Fert e il tedesco Peter Gruenberg, insigniti del titolo per aver messo a punto una tecnologia in grado di immagazzinare grandi quantità di dati su dischi rigidi.
Subito ribattezzati da tutti come i “papà” dell’hard-disk moderno, i due hanno sfruttato un fenomeno chiamato “magnetoresistenza gigante”, scoprendo che cambiamenti magnetici molto piccoli sono in grado di provocare grandi differenze nella resistenza elettrica. Il dato curioso è che i due ricercatori hanno lavorato separatamente, arrivando praticamente agli stessi risultati.
Di conseguenza, un sistema di questo tipo risulta uno strumento particolarmente adatto per leggere i dati sugli hard disk quando le informazioni registrate magneticamente devono essere convertite in corrente elettrica.
Il principio sul quale si basavano è diventato (e lo è ancora oggi) un vero e proprio punto di riferimento, che ha permesso di ridurre notevolmente le dimensioni degli elaboratori elettronici, abbattendone anche i prezzi.
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